Turismo nei borghi: l’approccio unico di My Fair. Raccontiamo l’Italia che sa ancora emozionare

Alessio Levi-Minzi

Dalla progettazione culturale ai viaggi esperienziali: con My Fair Italy, i piccoli borghi diventano protagonisti di un nuovo modello turistico fondato su autenticità, comunità e sostenibilità.

Mafalda Inglese, titolare di MyFair Travel, in un campo di lavanda

Promuovere i borghi italiani non è solo una strategia turistica: è una missione culturale, sociale e identitaria.

Lo sa bene Mafalda Inglese, fondatrice di My Fair Italy e anima del progetto “Destinazione Borghi nella Campania Divina”, un’iniziativa che coniuga marketing territoriale, storytelling e sostenibilità in un modello replicabile su scala nazionale.


In questa intervista esclusiva per il blog Infovacanze, Mafalda ci racconta il percorso di My Fair, le sfide iniziali, il valore dei piccoli comuni e il ruolo fondamentale del turismo esperienziale come strumento di rigenerazione locale. Un viaggio che parte dal cuore della Campania per abbracciare l’Italia intera, costruendo relazioni autentiche tra territori e viaggiatori.


Ciao Mafalda, grazie per essere qui con noi oggi. Iniziamo parlando della tuo tour operator: com’è nata l’idea di My Fair e qual è stato il percorso che ti ha portata a fondare questa realtà?

My Fair è nata come un sogno, come la favola che il mondo dovrebbe essere; la sfida è stata farla diventare realtà, una realtà capace di unire turismo, cultura e sviluppo locale nel rispetto dei territori e delle loro comunità.

Nello stesso nome di My Fair si intrecciano due anime che continuano a convivere, quella giusta, armoniosa e corretta e una dimensione lieve e incantata che è propria del racconto. In questo doppio respiro My Fair trova la sua forza, dall'approccio responsabile e professionale alla magia di esperienze che sanno emozionare e restituire la meraviglia di una fiaba.

Quest’anno My Fair compie 10 anni e continua a vivere le sue due anime come i sue due rami aziendali, uno rivolto al marketing territoriale per lo sviluppo turistico dei piccoli paesi italiani e l’altro rappresentato da My Fair Italy, l’agenzia di viaggi on line e tour operator.


In che modo la tua esperienza personale e professionale ha influenzato la missione di My Fair?

Ho da sempre vissuto la vita dei piccoli paesi, con storie di famiglie allargate e con il senso di appartenenza ai luoghi e alle persone, con i drammi e le gioie condivise che rendono la vita più sociale e meno triste.

A questi valori si sono intrecciati il mio percorso professionale e scientifico, insieme all’esperienza aziendale e alla progettazione culturale e di marketing territoriale, strumenti che hanno permesso di trasformare quella visione in progetti concreti, strutturati e sostenibili.


Qual è stata la più grande sfida iniziale?

La sfida più grande è stata duplice, da un lato conquistare la fiducia delle comunità locali, perché My Fair non intendeva portare progetti dall’esterno ma costruirli insieme a loro, dall’altro far comprendere al mercato turistico che non si trattava di un’offerta marginale e poco allettante ma di un nuovo modo di viaggiare, capace di generare valore autentico e duraturo da condividere. 


Perché i borghi italiani sono una risorsa preziosa per il turismo e lo sviluppo economico?

I piccoli paesi e i loro Borghi custodiscono identità, memoria e saperi che altrove rischiano di perdersi, sono una ricchezza dell’Italia e del made in Italy, piccoli scrigni che racchiudono paesaggi, tradizioni, artigianato e comunità vive e profondamente dedite al territorio.


Quali caratteristiche rendono un borgo davvero unico e degno di essere scoperto dai visitatori?

Ogni borgo, ogni paese, rappresenta un pezzo d’Italia che merita di essere conosciuto e che, molto spesso, lascia deliziati e meravigliati. Il genius loci di ogni borgo ha un carattere irripetibile dato dalla sua storia, dall’architettura, dal rapporto con la natura ma soprattutto dal modo in cui le persone lo vivono.


Un esempio concreto?

Ogni borgo, ogni paese, rappresenta un pezzo d’Italia che merita di essere conosciuto e che, molto spesso, lascia deliziati e meravigliati. Il genius loci di ogni borgo ha un carattere irripetibile dato dalla sua storia, dall’architettura, dal rapporto con la natura ma soprattutto dal modo in cui le persone lo vivono.



Mafalda Inglese durante una cooking class

Recentemente avete lanciato il progetto Il Progetto 'Destinazione Borghi nella Campania Divina'. Come è nato e con quali obiettivi?

E’ un progetto cofinanziato dalla Regione Campania (fondo FUNT, Delibera DGR n.429/2024. Avviso pubblico per il finanziamento di azioni diffuse per la competitività regionale sul mercato turistico nazionale e internazionale. CUP B58J24005160001) ed è nato con l’obiettivo di costruire un’offerta turistica esperienziale capace di mettere insieme i borghi e le loro comunità e il loro patrimonio straordinario anche collegandoli con attrattori maggiori.

Stiamo sviluppando 10 itinerari esperienziali che vedono i territori delle aree interne della Campania, oltre ad una piattaforma web dove sarà possibile anche prenotare itinerari ed esperienze ed una linea cosmetica naturale che richiama le donne dei tempi passati che vivevano i paesi e le loro campagne.


Quali territori e quali esperienze?

Coinvolgiamo borghi dell’entroterra e località meno conosciute come il Cilento interno, il Vallo di Diano, Irpinia e Sannio.

Saranno proposte esperienze che vanno dalle passeggiate sensoriali nei campi di lavanda a quelle sulle orme dei pastori, ai laboratori artigianali, a sentieri e riti religiosi, passando attraverso natura, umanità e sapori indimenticabili. 


Cosa distingue questo Progetto da alter iniziative di promozione dei Borghi in Italia?

Destinazione Borghi nella Campania Divina lavora sulla sostenibilità sociale ed economica oltre che ambientale, sulla condivisione con gli operatori e sulla creazione di pacchetti integrati e rispettosi. E’ un progetto che rievoca dal passato il senso più intimo e autentico della comunità e lo restituisce al presente offrendo ai visitatori l’opportunità di scoprire una regione straordinaria attraverso la vita e le storie della sua gente.


Quali risultati vi aspettate in termini di turismo, sviluppo locale e impatto sulle comunità?

Un turismo più distribuito, capace di raggiungere anche le aree interne e marginali, evitando di concentrare i flussi solo nelle mete già affermate e spesso vittime di overtourism. Vogliamo che i visitatori non siano ospiti di passaggio ma diventino alleati nella crescita del territorio legandosi ad un borgo, ad una comunità, creando relazioni autentiche, amicizie e consuetudini.

Questo significa anche sostenere l’economia locale, valorizzare l’artigianato, le produzioni tipiche e le professionalità che nei piccoli paesi rischiano di scomparire. Crediamo che il turismo esperienziale non abbia ancora riconosciuto pienamente questi luoghi come vere destinazioni ma il nostro lavoro va proprio in questa direzione: trasformare i borghi in spazi di incontro e di futuro, da visitare e da vivere.


Cosa significano per voi innovazione e sostenibilità?

Nel nostro mondo innovazione significa trovare nuovi linguaggi e strumenti di racconto e presentazione dei territori. E la sostenibilità è rispetto per l’ambiente, per i ritmi delle comunità e per il valore autentico dei luoghi.


Come coinvolgete le comunità locali?

Attraverso gli incontri frequenti che facciamo, vivendo il territorio, progettando laboratori esperienziali insieme alla comunità e accordi di fornitura e di partenariato.


Quanto conta l’identità culturale? 

È tutto. Senza identità non esiste turismo esperienziale e nemmeno i valori che rendono un luogo, casa. I visitatori cercano emozioni, storie e autenticità, elementi che solo l’identità culturale può offrire. Lo vediamo chiaramente quando organizziamo un tour, quando le persone si emozionano, commuovono, divertono, condividono.


gruppo di persone con bambini in un campo di lavanda

Mafalda, ci stai parlando di turismo culturale ed esperienziale: quali sono i trend che vedi oggi?

Oggi emerge con forza il desiderio di esperienze autentiche e personalizzate lontane dai percorsi turistici standardizzati.

I viaggiatori cercano il contatto diretto con la natura, momenti di benessere e rigenerazione, occasioni di dialogo con le comunità locali.

Lo “slow tourism” e il “turismo delle radici” sono due tendenze centrali, il primo invita a rallentare e a vivere i territori con un passo più umano, il secondo coinvolge non solo gli italiani all’estero e i loro discendenti in cerca delle proprie origini, ma anche chi desidera riscoprire l’atmosfera familiare e i legami autentici di un piccolo paese.


Cresce, inoltre, l’interesse per l’enogastronomia identitaria, il turismo culturale che intreccia arte e memoria, il turismo sostenibile, attento all’impatto sociale e ambientale. In questa cornice i borghi possono esprimere la loro unicità, diventando luoghi di incontro e di esperienza, non semplici mete da visitare.


Come si inserisce My Fair in questo panorama?

My Fair si inserisce in questo panorama offrendo esperienze di qualità, curate nei dettagli e pensate per coniugare cultura, enogastronomia, natura, spiritualità e comunità.

La nostra forza è la capacità di fare rete costruendo legami tra territori, operatori e visitatori e costruire esperienze autentiche ma sempre attente alla qualità del prodotto, al rispetto per l’umanità dei luoghi e al mantenimento di un carattere distintivo ed elegante.


Cosa ricercano i visitatori nei borghi?

Spesso i visitatori desiderano immedesimarsi nella vita quotidiana dei luoghi ameni, anche solo per un giorno, cucinare insieme piatti della tradizione, partecipare a una festa di paese, ascoltare storie davanti a un camino.

C’è anche chi cerca il silenzio, la natura incontaminata, ritmi lenti e atmosfere soffuse, la possibilità di ritrovare un senso di comunità che altrove si è perduto.

I borghi attraggono proprio perché offrono autenticità, calore umano e la sensazione di entrare in un mondo che conserva ancora un’anima vera dove la socialità è immanente.


Quanto è importante la comunicazione digitale?

Oltre alla comunicazione off-line, quella digitale ha un carattere fondamentale nella corretta divulgazione dei nostri pacchetti e delle esperienze.

Utilizziamo siti, social, storytelling e campagne mirate per intercettare il pubblico giusto e stiamo migliorando la nostra piattaforma web proprio perché sia più interattiva con il pubblico.


E a proposito dei vostri strumenti innovativi?

Stiamo lavorando a piattaforme integrate, applicazioni e sistemi di intelligenza artificiale che consentono di personalizzare gli itinerari e di connettere il viaggiatore con il nostro mondo.


E quali sono i canali che stanno funzionando meglio?

Social network come Instagram e Facebook per le emozioni visive, ma anche newsletter, media di settore e partnership con tour operator.


festa di paese in un borgo in campania

Mafalda, dove vedi MyFair tra 5 anni?

Tra cinque anni immagino My Fair e l’agenzia di viaggi My Fair Italy come un punto di riferimento nel turismo esperienziale e culturale nei piccoli comuni italiani, con una rete di borghi pienamente operativa e riconosciuta, capace di attrarre visitatori italiani ed un pubblico internazionale.

Mi auguro possa rappresentare un marchio associato a qualità, eleganza e innovazione nel turismo esperienziale, che sia presente in diverse regioni italiane soprattutto del centro e sud Italia, con progetti replicabili e inserito in circuiti europei dedicati al turismo delle radici, alla sostenibilità e alla valorizzazione dei territori minori.


A quali progetti futuri state già lavorando?

I progetti che oggi stiamo avviando – da Destinazione Borghi nella Campania Divina a PICO, fino a iniziative come Trame di Gusto o la linea cosmetica Janèra – avranno trovato una loro maturità, contribuendo a rendere i piccoli paesi non solo mete turistiche ma veri laboratori di sviluppo locale.


Il sogno più grande?

Il brand My Fair Italy come partner di territori e di altri tour operator e agenzie di viaggi italiani ed esteri.


La vostra agenzia è affiliata al Network Infovacanze: come si integra la vostra attività con il Network?

Infovacanze ci permette di moltiplicare la visibilità e di far dialogare i nostri progetti con altre realtà nazionali. È una collaborazione basata su valori condivisi, rapport diretti e pratici, mission ed obiettivi comuni.


Quanto è importante mantenere indipendenza?

Moltissimo: l’indipendenza è garanzia di autenticità del proprio prodotto, della creatività necessaria a svolgere un lavoro di qualità.


Quali opportunità vedi nella sinergia?

La possibilità di far crescere My Fair attraverso canali più ampi, Servizi condivisi, contatti con tour operator e media, e l’inserimento in circuiti turistici nazionali ed europei.


Mafalda, grazie per questa interessantissima intervista e complimenti davvero per la vostra visione.  Sono certo che la tua costanza e la collaborazione sinergica tra MyFair e il Network Infovacanze ti permetterà di raggiungere il tuoi obiettivi.
Nel frattempo, ci vediamo a fine settembre alla Convention Infovacanze 2025 in Sardegna, dove avremo modo di scoprire molto altro su MyFair e MyFair Italy.

Grazie a voi! Certamente, e vi aspetto presto in Campania per fare scoprire anche a voi le bellezze nascoste della nostra regione.


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Non basta avere un pacchetto Lo vediamo spesso: chi apre un’agenzia pensa che basti creare un pacchetto, metterlo online e aspettare i clienti. In realtà così si rischia solo di diventare invisibili. Il punto di partenza è un altro: a chi voglio parlare? Se un’agenzia prova a rivolgersi a tutti, non diventa memorabile per nessuno. Al contrario, quando individua una nicchia precisa, costruisce un’identità forte e riconoscibile. Oggi il turismo non è più di massa, ma di nicchie : famiglie con bambini, viaggiatori over 60, coppie in cerca di autenticità, turisti delle radici, gruppi aziendali, viaggiatori stranieri alto-spendenti. Significa che la domanda di autenticità c’è, ma bisogna saperla intercettare con scelte chiare. Storie di differenziazione Noi di Infovacanze lavoriamo ogni giorno con agenzie che hanno fatto questa scelta. In Maremma e Toscana , ad esempio, Etruscan Experience ha costruito la propria identità attorno alla cultura etrusca. Non propone semplici tour, ma esperienze che intrecciano borghi, necropoli, cantine e botteghe artigiane. Chi partecipa non si limita a visitare: vive una narrazione, un viaggio immersivo che nessuna OTA può replicare. In Sicilia , Madonie Travel Service si è specializzata nel turismo delle radici. Ci sono viaggiatori che arrivano dall’America o dall’Australia per ritrovare il borgo dei nonni. Non acquistano solo un pacchetto: partecipano a pranzi comunitari, feste patronali, momenti che li fanno sentire parte della loro storia. È emozione pura, che nessuna piattaforma online può offrire. In Franciacorta , Bacchus Tour ha trasformato l’enoturismo in un prodotto premium. Non degustazioni generiche, ma percorsi calibrati su diversi profili di viaggiatori: dal curioso al collezionista. Verticali di vini, abbinamenti gastronomici, visite private in cantine boutique. L’esperienza inizia in vigna e continua a casa, con le bottiglie spedite come ricordo del viaggio. Infine, in Campania , MyFair Italy ha puntato sui borghi come leva di sviluppo. Il turismo qui non è solo visita, ma incontro: eventi culturali, micro-festival, collaborazioni con enti locali e associazioni. Ogni esperienza diventa occasione per far emergere territori che spesso non trovano spazio nelle grandi rotte turistiche. Cosa accomuna tutte queste storie? Una scelta precisa: non replicare quello che fanno tutti, ma diventare unici su un segmento specifico . Dai casi concreti alla tua agenzia Questi esempi ci insegnano che non serve inventare mete nuove, ma reinterpretare quelle che già conosciamo. Un weekend a Montecatini può trasformarsi in un percorso detox con yoga, terme e degustazioni bio. Un tour in Costiera Amalfitana può diventare un viaggio “dal mare al limone”, con barca privata, limoneto e laboratorio di limoncello. Un classico “Etna + Taormina” può diventare “Etna 360°”: jeep tour, pranzo in rifugio, degustazione di vini e osservazione astronomica notturna. Non è il cosa a fare la differenza, ma il come . Un pacchetto non è mai solo una combinazione di servizi, è un racconto che il cliente decide di comprare. Se stai pensando di aprire un’agenzia, il primo mese è cruciale. Definisci il tuo target (2 profili ideali). Progetta 3 esperienze “firma” che ti rappresentino. Crea un sito semplice con 3 pagine mirate. Stringi almeno 2 partnership locali (hotel, NCC, produttori). In 30 giorni avrai già i mattoni per distinguerti dal mercato di massa. La forza della rete Un colosso può vendere volumi, ma non potrà mai avere la stessa forza di una rete locale. Un’agenzia indipendente ha un vantaggio enorme: può stringere partnership con hotel, NCC, ristoranti, produttori, guide, associazioni culturali. È da queste relazioni che nascono pacchetti unici e autentici. 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